© Albert Mächler

ungulati

Stambecco (Capra ibex)

Lo stambecco è presente in Europa solamente sulle Alpi. La sua presenza attuale è legata essenzialmente a progetti di reintroduzione, effettuati in diverse località dell’arco alpino italiano a partire dagli anni cinquanta del secolo scorso. Infatti già verso la fine del 1700, la specie poteva essere considerata estinta sulle Alpi centro-orientali, mentre a partire dall’inizio del 1800 essa scomparve anche dalla maggior parte di quelle occidentali, sopravvivendo con una piccola popolazione esclusivamente sul massiccio del Gran Paradiso, in Valle d’Aosta. Nel 1821 furono emanate dal Re Vittorio Emanuele II di Savoia le prime misure di tutela, alle quali seguirono nel 1836 le Regie patenti, con cui veniva istituita la Riserva Reale di Caccia del Gran Paradiso, che nel 1922 divenne poi Parco Nazionale. Lo stambecco è una specie che vive prevalentemente ad alta quota, al di sopra del limite superiore del bosco e fino alla zona delle nevi perenni. D’inverno può frequentare occasionalmente i soprassuoli forestali, mentre in primavera vengono raggiunte le quote più basse nella ricerca della prima erba verde dei pascoli nei fondivalle.

 

Descrizione

Lo stambecco ha un corpo massiccio e un collo breve e robusto. La testa, molto compatta, è provvista di orecchie piuttosto corte rispetto alle altre specie di ungulati. Le zampe sono forti: quelle posteriori più lunghe di quelle anteriori. Il dimorfismo sessuale è piuttosto evidente: i maschi sono decisamente più pesanti e robusti rispetto alle femmine, le quali hanno corna decisamente più piccole rispetto a quelle dei maschi (Fig. 1 e 2). Quelle dei maschi possono infatti raggiungere il metro di lunghezza e sono decisamente rivolte all’indietro, quelle delle femmine arrivano invece a circa 30 cm. Le corna dei bovidi (oltre allo stambecco, appartengono a questa famiglia anche il camoscio e il muflone), crescono nel corso dell’intera vita dell’individuo. Tuttavia nel periodo che intercorre tra dicembre e marzo la crescita delle corna viene interrotta, ciò che si manifesta negli evidenti anelli di accrescimento, che permettono di stabilire l’età dell’individuo.

Fig. 1 – Il portamento possente di un maschio di stambecco. Il dimorfismo sessuale è alquanto evidente in questa specie: i maschi adulti possono pesare anche più di 100 kg, mentre le femmine al massimo circa la metà (foto Albert Mächler).

Fig. 2 – Una femmina adulta e una femmina giovane in mantello estivo. Le dimensioni sono più contenute e le corna sono molto meno sviluppate che non nel maschio (foto Albert Mächler).

Tuttavia, nonostante la sua massa imponente, lo stambecco è in grado di muoversi con sorprendente agilità su terreni rocciosi. La particolare conformazione degli zoccoli lo rende uno scalatore particolarmente abile ed agile (Fig. 3). Di contro la mancanza della membrana interdigitale (presente invece nel camoscio) e il bordo esterno degli zoccoli (pinzette) poco affilato, insieme ad un peso considerevole, soprattutto nei maschi, non lo rendono particolarmente adatto a muoversi nella neve e sul ghiaccio.

A differenza degli altri ungulati, lo stambecco
effettua una sola muta annuale del mantello, in primavera. Durante i mesi di maggio-giugno il lungo e folto pelo invernale viene sostituito con quello più corto del periodo estivo. In autunno, a partire dal mese di ottobre, al pelo estivo (giarra), si aggiunge un pelame più fitto e lanoso (borra): pertanto in autunno si ha semplicemente un’aggiunta di pelo e non una sua sostituzione, come invece avviene negli altri ungulati. La colorazione generale del mantello è marrone scuro in inverno, comprese le zampe, mentre il ventre è chiaro. In estate invece il mantello è di un colore beige chiaro, con zampe più scure. Tra i sensi la vista e l’odorato sono particolarmente sviluppati, mentre l’udito lo è di meno.

 

L’altezza al garrese è di 70-80 cm nelle femmine e di 75-95 cm nei maschi, mentre la lunghezza totale del corpo, misurata dal naso alla coda è di 120-135 cm nelle femmine e di 130-160 cm nei maschi. Il peso è compreso tra i 40 e i 65 kg nelle femmine e tra i 65 e i 130 kg nei maschi, con variazioni legate al tipo di habitat frequentato, al periodo dell’anno, all’età dell’individuo e alla densità di popolazione. Tra i sensi l’odorato è quello maggiormente sviluppato, seguito dalla vista e dall’udito. 

Fig. 3 – Lo stambecco è un eccellente scalatore, fin dalle prime settimane di vita. Grazie alla particolare conformazione degli zoccoli è in grado di avventurarsi su pareti estremamente ripide. Sulla roccia le sue abilità superano decisamente quelle del camoscio. Di contro il suo incedere nella neve è reso difficoltoso dalla mole considerevole che ne facilita lo sprofondamento (foto Albert Mächler).

Ambiente

In estate l’habitat elettivo dello stambecco si trova a quote elevate, al di sopra del limite superiore del bosco, dove vengono preferiti i versanti ripidi e rocciosi compresi tra i 2200 e 3200 m (Fig. 4), intercalati a praterie alpine. In inverno invece, localmente può scendere di quota fino a quote relativamente basse di 1600-1700 metri, dove frequenta ambienti caratterizzati da formazioni rocciose e canaloni, spesso ubicati sui ripidi pendii esposti a meridione, anche se alcune colonie sono in grado di rimanere in alta montagna anche durante la cattiva stagione. Solamente in primavera gli stambecchi, soprattutto maschi, si possono trovare anche in zone più basse, fin nei fondivalle, dove vanno alla ricerca della prima erba verde.

 

Alimentazione

Lo stambecco è meno esigente nei confronti del nutrimento, rispetto per esempio al capriolo e al camoscio. In estate si alimenta principalmente di graminacee e ciperacee e in misura inferiore di dicotiledoni, mentre le parti legnose e semi-legnose vengono ingerite solo saltuariamente. A partire dall’autunno, il foraggio secco comincia ad acquistare maggiore importanza nell’alimentazione dello stambecco: inoltre vengono assunte anche specie legnose, come gli arbusti e le conifere. In inverno il foraggio secco diventa preponderante e viene integrato con l’ingestione di rametti di piccoli arbusti, rametti e cortecce di giovani conifere e di licheni. Durante il periodo invernale il fabbisogno giornaliero di nutrimento si aggira tra i 3,6 e i 4,6 kg per le femmine, mentre per i maschi è compreso tra i 6,9 e gli 8,6 kg (molto meno che nella stagione estiva).

Fig. 4 – Per gran parte dell’anno l’habitat elettivo dello stambecco si trova a quote elevate al di sopra del limite superiore del bosco, dove vengono preferiti i pascoli di ripidi versanti inframmezzati da formazioni rocciose, compresi tra i 2000 e 3200 metri di quota. Soltanto in primavera lo stambecco scende a quote molto basse per alimentarsi della prima erba fresca che compare nei prati (foto Luca Rotelli).

Comportamento e riproduzione

Gli stambecchi danno vita a gruppi misti di entrambi i sessi solamente nel periodo riproduttivo, che cade tra dicembre e la prima metà di gennaio. Negli altri periodi dell’anno i sessi vivono separati: da una parte branchi di maschi (Fig. 5), dall’altra quelli di femmine con i loro piccoli. Soprattutto i maschi possono dare vita a branchi molto numerosi, che in alcuni casi possono contare oltre 50 individui (Fig. 6), mentre quelli più vecchi spesso vivono solitari. I branchi di maschi sono di solito costituiti da individui della stessa età, che già nel corso dell’estate danno vita a spettacolari combattimenti per stabilire l’ordine gerarchico. Questo è determinato in gran parte dall’età: i maschi più anziani, con le corna più lunghe, sono quelli dominanti: nello stambecco le corna rappresentano infatti un carattere distintivo della posizione sociale di chi le porta osservabile da lontano. In dicembre, durante il periodo riproduttivo, i maschi sessualmente maturi vanno alla ricerca dei branchi di femmine.

 

La gestazione dura 160-170 giorni, ovvero 22-24 settimane. La maggior parte dei parti avviene nel corso del mese di giugno, e le femmine mettono al mondo generalmente un solo piccolo, che viene allattato intensivamente durante l’estate, mentre cominciano ad assumere le prime specie erbacee dopo il primo mese di vita. Tuttavia i piccoli continuano a prendere il latte dalle loro madri, anche se saltuariamente, fino ad autunno inoltrato. Il piccolo rimane con la propria madre per 2-3 anni, dopodiché i giovani maschi si allontanano per congiungersi ai branchi di maschi, mentre le giovani femmine continuano a rimanere all’interno del branco d’origine.

 

Conseguenze della presenza umana

Gli stambecchi sono in grado di abituarsi ad attività umane che si svolgono sempre nello stesso modo, ma reagiscono in modo molto violento ad interazioni impreviste, come succede spesso con coloro che praticano lo scialpinismo, il freeride e il parapendio. Lo stambecco, come anche il cervo, in inverno entra in una sorta di torpore, durante il quale la temperatura delle estremità viene abbassata. Nel periodo invernale, quando disturbati, gli stambecchi, per darsi alla fuga, devono prima portare il loro corpo alla temperatura di funzionamento: riprendere totalmente la funzionalità delle proprie attività, richiede però un investimento energetico particolarmente elevato. E’ quindi estremamente importante evitare alla specie qualsiasi forma di disturbo durante il periodo invernale. Se disturbati di frequente, gli stambecchi evitano di entrare in “modalità torpore”, ciò che li costringe ad investimenti energetici superiori alla norma.

Fig. 5 – Un branco di stambecchi maschi in estate. Durante la bella stagione l’attività principale di questi animali è l’alimentazione: lo scopo è di accumulare riserve di grasso da utilizzare poi durante il lungo periodo invernale (foto Albert Mächler).

Fig. 6 – Un branco di stambecchi maschi all’inizio dell’autunno. Durante l’estate e prima che arrivi l’inverno l’attività principale di questi animali è l’alimentazione: lo scopo è di accumulare riserve di grasso da utilizzare poi durante il lungo periodo invernale (foto Luca Rotelli).

© Luca Rotelli

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