© Giovanni Pelucchi

tetraonidi

Pernice bianca (Lagopus muta)

Descrizione

La pernice bianca è un uccello di dimensioni medio-piccole, grande all’incirca come un piccione. I maschi pesano tra 420 e 540 g, mentre le femmine, un po’ più leggere, pesano tra 350 e 480 g. I tarsi e le dita sono ricoperte da un manicotto di piume che si ispessisce in autunno e ancor più in inverno. Oltre a garantire un isolamento termico migliore, la presenza di piume sulle dita dei piedi aumenta la superficie portante, impedendo alla pernice bianca di sprofondare eccessivamente nella neve soffice: il principio è lo stesso delle racchette da neve che utilizza l’uomo. Le unghie forti e robuste consentono invece di far maggior presa sulla neve dura.

 

Durante l’inverno entrambi i sessi sono caratterizzati da un piumaggio bianco candido. Solamente gli occhi, il becco, le unghie e le timoniere, parzialmente nascoste a riposo, sono nere. L’unica caratteristica, che permette di distinguere il maschio dalla femmina in questa stagione, è una linea nera che unisce il becco all’occhio e che prende il nome di redine (Fig. 1).

Fig. 1 – Maschio di pernice bianca in inverno. In questa stagione il sesso è riconoscibile unicamente dalla striscia nera che unisce il becco all’occhio, assente invece nella femmina. Il colore bianco candido del piumaggio è dovuto ai vacuoli d’aria presenti nelle barbule delle copritrici, nel momento in cui sono colpiti dalla luce, e non alla presenza di un pigmento, come accade in altre specie di uccelli. Quando queste piume si sovrappongono tra loro, sono in grado di avvicinare la capacità di riflettanza della neve, assumendo una colorazione bianca molto simile a quella del manto nevoso (foto Albert Mächler).

Piume altamente specializzate

Il meccanismo, per cui la colorazione del piumaggio della pernice bianca in inverno è candido come la neve, è al contempo sorprendente e ingegnoso, ed è lo stesso principio messo in atto anche dalla lepre bianca. E’ stato dimostrato che questo colore bianco brillante è prodotto dalla diffusione incoerente della luce ad opera dei vacuoli d’aria distribuiti irregolarmente nelle barbule delle piume copritrici della pernice bianca e assenti invece nelle piume bianche di altre specie d’uccelli: in altre parole, le piume della pernice bianca hanno la funzione di creare un colore bianco particolarmente brillante, simile a quello della neve. Quando molte di queste piume si sovrappongono tra loro, sono in grado di avvicinare la riflettanza altamente efficiente della neve, che è pari all’80%. Inoltre la presenza di questi vacuoli pieni d’aria all’interno delle piume, dal momento che l’aria rappresenta un ottimo isolante termico, garantisce alla pernice bianca un’eccellente protezione dalle basse temperature dell’ambiente esterno.

 

La pernice bianca cambia il piumaggio tre volte nel corso dell’anno: la muta estiva è completa, mentre quella primaverile e quella autunnale sono parziali e riguardano solamente le piume copritrici. La muta primaverile, detta anche pre-riproduttiva, ha luogo tra la metà di aprile e la metà di giugno. Il bianco piumaggio invernale nei maschi viene sostituito a partire dalla testa, collo, petto e dorso con piume di colore grigiastro, barrate trasversalmente e screziate di marrone, di bianco e di nero, mentre nelle femmine le piume hanno un colore bruno-fulvo barrato di nero (Fig. 2 e 3).

 

Fig. 2 – Maschio di pernice bianca in periodo riproduttivo, poco dopo la metà di maggio: sono evidenti le escrescenze carnose presenti sopra gli occhi, dette caruncole La muta primaverile è quasi completata: il piumaggio ha ormai una colorazione prevalente grigio ardesia nella parte superiore del corpo e lungo i fianchi, mentre l’addome risulta essere ancora prevalentemente bianco. Nel maschio comunque, anche in piena estate, la zona inferiore del corpo continua a rimane bianca (foto Giovanni Pelucchi).

Fig. 3 – Femmina di pernice bianca in periodo riproduttivo, poco dopo la metà di maggio, fotografata nello stesso giorno del maschio della figura 2. Si noti la colorazione più brunastra del piumaggio, rispetto al maschio, e le caruncole molto meno sviluppate. Solo le ali rimangono bianche anche al di fuori del periodo invernale: la loro colorazione biancastra tuttavia è evidente soltanto in volo, quando le ali sono aperte. Quando sono tenute chiuse invece il colore bianco è nascosto dalle copritrici dei fianchi (foto Giovanni Pelucchi).

Essa si manifesta prima negli individui di sesso maschile, ma nelle femmine decorre più rapidamente, pertanto alla fine il completamento della muta avviene contemporaneamente tra i due sessi. Le caruncole, escrescenze carnose che si trovano sopra gli occhi, sono più sviluppate tra i maschi e quando vengono gonfiate, come durante il periodo riproduttivo, assumono un colore rosso vermiglio. La muta estiva, detta anche post-riproduttiva, è completa e si manifesta tra la fine di luglio e settembre. Oltre a riguardare remiganti e timoniere interessa anche le parti cornee (becco e unghie). Il piumaggio ha allora una colorazione dominante bruno-fulva nelle femmine, mentre nei maschi il piumaggio è costituito da piume grigie e grigio-beige, finemente barrate di scuro. A cominciare dalla metà di settembre ha inizio la muta autunnale o post-riproduttiva (parziale), con la quale il piumaggio diventerà nuovamente bianco e si farà più fitto, compatto e di notevole spessore. Contrariamente alla primavera, quando sono i maschi a iniziare la muta, in autunno essa comincia prima nelle femmine, mentre per ultimi mutano i giovani. Durante il mese di settembre il piumaggio comincia a costellarsi di piume bianche: di solito nella seconda metà del mese di ottobre la muta può considerarsi conclusa.

 

Indipendentemente dalla stagione, le ali degli adulti sono sempre bianche, mentre le timoniere sono nere. Grazie al susseguirsi di queste mute, la pernice bianca è in perfetta omocromia con il suo ambiente in tutte le stagioni. Nel caso però in cui si verifichino degli eventi meteorologici eccezionali, come nevicate precoci o inverni senza neve, questo accorgimento può però trasformarsi in un grosso inconveniente.

 

Ambiente

Sulle Alpi, la pernice bianca vive prevalentemente al di sopra del limite superiore del bosco. Il suo habitat è caratterizzato nella parte inferiore da formazioni arbustive a ericacee (mirtillo nero, mirtillo rosso e rododendro) e da qualche albero sparso, mentre nella parte più alta è caratterizzato da una vegetazione bassa, costituita da praterie alpine e da specie come i salici nani, la driade octopetala, il mirtillo di palude e l’empetro nero. Il suo ambiente vitale arriva fin nella zona delle vallette nivali, caratterizzata da sfasciumi, pietraie e ghiaioni, sino al limite delle nevi perenni: la fascia altitudinale frequentata si estende normalmente tra i 2000 ed i 3000 metri di quota (Fig. 4). In primavera le aree di nidificazione si trovano spesso in una fascia compresa tra i 2100 e i 2600 m. In queste zone i maschi scelgono i territori da dove la neve scompare per prima. In estate i maschi, e le femmine che hanno perso la nidiata, salgono alle quote più elevate. Così facendo incontrano zone dove il terreno si è appena liberato dalla neve, trovando così la vegetazione ancora in fase di sviluppo, dall’elevato valore nutritivo. In inverno le pernici bianche ricercano soprattutto le creste battute dal vento, dove gli arbusti nani, importanti per l’alimentazione, sono sempre accessibili. Per il riposo notturno, invece, preferiscono dei settori ben innevati situati non molto lontano dai loro siti d’alimentazione.

Fig. 4 – L’ambiente della pernice bianca si estende tra i 2000 e i 3000 metri di quota: è caratterizzato da un’alternanza di formazioni ad arbusti nani, più diffusi alle quote inferiori e di zone a pietraie e ghiaioni in quelle più elevate, arrivando fino al limite delle nevi perenni. Qui il suo ambiente in veste primaverile (foto Luca Rotelli).

Alimentazione

Gli adulti si cibano essenzialmente di vegetali, le cui specie cambiano nel corso delle stagioni. In inverno si alimentano soprattutto di arbusti nani, come le gemme di mirtillo nero, dei salici nani e dell’erica, le foglie dell’azalea nana, della driade octopetala, del mirtillo rosso e del rododendro. In primavera, nei mesi maggio e giugno, la dieta si arricchisce di amenti maschili e femminili di salice nano e delle foglie di numerose piante erbacee. La varietà della dieta è massima d’estate, quando la frazione costituita da specie legnose diminuisce a favore di numerose specie erbacee. In autunno, la varietà diminuisce nuovamente e i vegetali maggiormente ricercati sono le bacche delle ericacee, le foglie dei salici nani, delle sassifrage e della driade octopetala, oltre che i frutti del poligono viviparo.

 

I pulcini, fino all’età di circa due settimane, hanno un regime alimentare misto composto da tre quarti di vegetali e da un quarto di piccoli invertebrati: i vegetali consumati sono abbastanza simili a quelli degli adulti: foglie di mirtillo nero, fiori e foglie di diverse piante erbacee e bulbilli di poligono viviparo.

 

Comportamento e riproduzione

La pernice bianca è una specie monogama, come il francolino di monte. Sulle Alpi, durante il mese di aprile, i maschi stabiliscono i loro territori e il periodo riproduttivo si colloca tipicamente tra il 15 maggio e il 15 giugno. La loro dimensione varia a seconda della densità e della vocazionalità dell’habitat e si aggira mediamente intorno ai 15 ha. Essi vengono difesi attraverso il canto (per ascoltarlo clicca qui sotto), i voli nuziali e molto raramente anche con dei veri e propri combattimenti: l’attività riproduttiva ha luogo alla mattina molto presto, normalmente tra le 3.45 e le 5.00-5.30, raramente più tardi. La densità primaverile sulle Alpi oscilla orientativamente tra 1 e 5 maschi/km².

 

 

Le femmine nidificano durante il mese di giugno. Facendo affidamento sul loro mimetismo, costruiscono spesso il nido completamente allo scoperto o lo nascondono parzialmente al riparo di una roccia. Solitamente vengono deposte tra 2 e 9 uova, in media 6. Se il primo nido viene perso, allora ne può essere fatto un secondo o anche un terzo. La cova ha una durata variabile tra i 21 e i 24 giorni e tipicamente comincia con la deposizione del penultimo uovo. Il maschio rimane nei pressi della femmina fino alla schiusa, per proteggerla dai predatori e tenere lontano gli altri maschi. Le prime schiuse avvengono verso la fine di giugno, mentre il picco si ha nella seconda decade di luglio. I giovani abbandonano il nido nel giro di qualche ora dalla schiusa e vengono allevati esclusivamente dalla femmina (Fig. 5): essi imparano a volare tra i 10 e i 15 giorni di vita, per separarsi dalla loro madre all’età di circa 70-80 giorni. Verso la fine di agosto le nidiate si riuniscono ai gruppi di adulti che si sono formati nel corso dell’estate.

 

Dalla fine del mese di luglio, alle quote più elevate, si possono osservare dei raggruppamenti di diversa grandezza. Questi gruppi sono composti da maschi adulti celibi, da maschi che hanno abbandonato le loro femmine dopo la nascita dei pulcini e dalle femmine che hanno perduto il nido o la nidiata: possono diventare sempre più numerosi per l’arrivo delle femmine con i loro giovani, arrivando a contare diverse decine di individui (fino a 30-40), che rimangono insieme fino all’arrivo della prima neve in autunno. Successivamente la pernice bianca trascorre l’inverno isolata o in piccoli gruppi aperti, che possono arrivare al massimo ad una dozzina d’individui. Nella brutta stagione, durante il giorno, va alla ricerca delle creste battute dal vento dove le specie vegetali d’interesse alimentare sono più facilmente accessibili, mentre per il riposo notturno preferisce dei settori ben innevati e riparati, non lontani dai loro siti di alimentazione. Nelle giornate di maltempo si rifugiano a quote inferiori, in località riparate dal vento, o in avvallamenti del terreno o si lasciano semplicemente ricoprire dalla neve.

 

In natura la pernice può vivere fino a circa 5-6 anni d’età, ma la sua vita media è decisamente più breve. La principale causa di mortalità naturale è la predazione, dovuta sia a rapaci (aquila reale e gufo reale), sia a carnivori, quali la volpe e l’ermellino. A questa dobbiamo aggiungere quella antropica, dovuta all’impatto contro i cavi di linee aree, quali ski-lift, seggiovie e linee elettriche.

Fig. 5 – Una nidiata di pernice bianca di circa 10 giorni d’età, alla fine di luglio. Non è raro che negli ambienti frequentati durante l’estate sia ancora presente la neve. Il primo periodo è decisivo per la sopravvivenza dei pulcini: fino a circa tre settimane di vita non sono in grado di regolare autonomamente la loro temperatura corporea. Se le giornate sono fredde e piovose, l’unica chance è farsi riscaldare dalla femmina sotto le sue ali. Questo però va a discapito di potersi nutrire adeguatamente: se il maltempo perdura, allora i pulcini muoiono d’inedia (foto Giovanni Pelucchi).

Conseguenze della presenza umana

In considerazione delle caratteristiche dei siti di nidificazione, spesso ubicati completamente allo scoperto, la pernice bianca è particolarmente soggetta ad essere disturbata durante la cova, in quanto affidandosi molto al suo mimetismo, rimane sul nido fino all’ultimo momento. Pertanto, è estremamente importante che in estate, durante le escursioni in alta montagna, sia sui sentieri sia al di fuori di essi, l’escursionista tenga sempre il proprio cane al guinzaglio. In inverno la fuga in volo richiede uno sforzo notevole ed espone gli uccelli al freddo per lunghi periodi, ciò che determina l’aumento dei costi energetici: a causa del particolare funzionamento del sistema digerente, che permette l’assimilazione del contenuto del gozzo solamente per due volte al giorno, questo dispendio energetico supplementare non può essere reintegrato con l’ingestione di altro nutrimento.

 

Stato di conservazione
Secondo la Lista Rossa IUCN degli uccelli nidificanti in Italia (Gustin et al., 2019), la pernice bianca è considerata vulnerabile (VU). In Italia la specie è cacciabile, ma non in tutte le regioni. Le cause di regressione delle sue popolazioni e della contrazione dell’areale possono essere così riassunte:

  • disturbo antropico dovuto ad attività turistiche diverse (comprensori sciistici e attività outdoor);
  • prelievo venatorio;
  • cambiamenti climatici;
  • aumento della predazione.

© Giovanni Pelucchi

footer-IMG_6508 Giovanni Pelucchi