© Albert Mächler © Roberto Viganò 

CONOSCERE PER RISPETTARE

Il perché di questa iniziativa

Le Alpi rappresentano il territorio d’elezione per molte attività ricreativo-sportive, sia invernali sia estive che nel corso degli ultimi decenni sono diventate sempre più numerose e sempre più diversificate. A quelle tradizionali, come escursionismo, alpinismo, sci alpino e sci di fondo, se ne sono aggiunte molte altre, impensabili anche solo pochi anni fa. E’ possibile distinguere tra attività di terra come lo scialpinismo, il freeride, l’escursionismo con racchette da neve, la mountain-bike nelle sue diverse forme (a pedalata muscolare, e-bike, fat bike e downhill), l’arrampicata sportiva, il sassismo, le corse d’orientamento e il nordic walking; attività d’acqua come il rafting, il torrentismo (canyoning) e la canoa e attività d’aria condotte con i mezzi più diversi (parapendio, deltaplano, deltaplano a motore, aliante, elicottero e mongolfiera). Alcune sono stagionali, legate cioè a particolari condizioni ambientali, come per esempio gli sport della neve, altre invece possono essere praticate durante tutto il corso dell’anno o per gran parte dello stesso, per esempio il parapendio.

 

Di conseguenza anche il numero di praticanti è aumentato in modo esponenziale nel corso degli ultimi 40 anni, facilitato in questo da una rete viaria sempre più fitta e da modalità di spostamento sempre più efficienti, che ci permettono di raggiungere con relativa facilità anche le vallate più remote.

Le Alpi rappresentano oggigiorno la più grande area naturale del mondo a fini turistici e la seconda in assoluto, dopo le coste del bacino del Mar Mediterraneo. Secondo il sito www.unsere-alpen.org che raccoglie le prese di posizione del Club Alpino Tedesco (DAV), del Club Alpino Austriaco (ÖAV) e del Club Alpino Sudtirolese (AVS) in merito alla tutela dell’ecosistema alpino, le Alpi vengono visitate annualmente da circa 150 milioni di turisti, per un totale di circa 500 milioni di pernottamenti, a cui si devono aggiungere alcuni milioni di visitatori giornalieri: una cifra in continuo aumento, in seguito al diffondersi di attività sportive che possono essere praticate quasi esclusivamente in ambiente alpino, in particolar modo quelle legate alla neve.

 

Se fino a pochi anni fa le attività a più alto impatto ambientale erano quelle che prevedevano la costruzione di infrastrutture, come lo sci alpino, con piste, impianti di risalita, insediamenti alberghieri, ecc., oggi anche le attività definite originariamente a basso impatto ambientale, in quanto non necessitano di infrastrutture per essere praticate (Fig. 1), possono essere considerate altamente impattanti.

Fig. 1 – Gruppo di ciaspolatori in azione dopo un’abbondante nevicata. L’escursionismo con racchette da neve, non avendo bisogno di una particolare preparazione tecnica, è praticato da un numero sempre maggiore di appassionati (foto Luca Rotelli).

Ciò è dovuto al numero sempre maggiore di praticanti di queste discipline (Fig. 2 e 3), la cui presenza massiccia in ambienti fino ad ora lasciati tranquilli, costituisce grave motivo di disturbo per la fauna: è il caso ad esempio dello scialpinismo, del freeride, dell’escursionismo con le racchette da neve, del parapendio e della mountain bike. Le ripercussioni di queste attività ricreative e di quelle menzionate sopra sugli ecosistemi alpini, con particolare riguardo alla componente faunistica, sono oggetto di ricerche scientifiche già da parecchi anni, soprattutto al nord delle Alpi. Scopo di questi studi é stabilire come gli animali reagiscono alle diverse attività antropiche, e quali conseguenze queste reazioni possono avere tanto sulla condizione del singolo individuo quanto sulla dinamica di popolazione della specie colpita.

Fig. 2 – All’inizio degli anni 90 l’escursionismo con racchette da neve era ancora praticato da pochi appassionati. Da allora, il loro numero è aumentato in modo esponenziale, diventando nel giro di poco tempo l’attività outdoor più praticata da chi frequenta la montagna in inverno (foto Luca Rotelli).

Fig. 3 – Lo scialpinismo già intorno alla metà degli anni novanta era un’attività altamente attrattiva per un gran numero di praticanti. Secondo le stime più recenti, il numero di scialpinisti attivi sulle Alpi attualmente è di circa due milioni (foto Luca Rotelli).

L’ondata di turisti che in ogni stagione visita le Alpi, oltre a rappresentare la principale fonte di reddito per la gente che vive in montagna, porta con sé una serie di conseguenze negative sull’ambiente. Gli animali non solo perdono gran parte del loro habitat a causa della costruzione di insediamenti urbani, vie di comunicazione, impianti e piste da sci, ma devono con sempre maggiore frequenza evitare la presenza dell’uomo, che penetra sempre più massicciamente nei loro ambienti: questo grazie ad attività sportive completamente slegate da qualsiasi infrastruttura per poter essere praticate (Fig. 4).

Fig. 4 – Trattandosi di una disciplina che non necessita di infrastrutture per essere praticata, lo scialpinismo consente di raggiungere luoghi anche molto sperduti, provocando un’azione di disturbo su vaste aree, caratteristica che condivide con l’escursionismo con racchette da neve (foto Luca Rotelli).

La presenza massiccia e costante dell’uomo negli ambienti naturali delle Alpi influenza in modo sempre maggiore le condizioni di vita della fauna. Ci sono sempre più indicazioni che molte specie animali vengono disturbate nello svolgimento delle loro attività e del loro ritmo di vita. Inoltre anche la vegetazione può venire gravemente danneggiata dalla pratica di diverse pratiche sportive.

 

E’ per questi motivi che, dopo aver trascorso gran parte della mia attività in giro per le Alpi, non solo in Italia, documentandomi sull’impatto delle attività turistiche sull’ambiente e in particolar modo sulla fauna, ho pensato di riassumere le conoscenze maturate nei vari paesi dell’arco alpino in questo sito. L’obiettivo è di dare agli appassionati, che frequentano la montagna per la pratica delle diverse attività outdoor, le informazioni necessarie a comprendere l’importanza del fenomeno e a minimizzare l’impatto delle loro attività sugli ambienti frequentati e sulla fauna che in essi vive. Si ritiene infatti che la maggior parte di chi frequenta la montagna non è consapevole di quali possono essere le implicazioni delle proprie attività sull’ambiente.

 

Chi avrà la pazienza di leggere le diverse parti in cui è strutturato questo sito, si potrà rendere conto che questo genere d’approccio è già stato affrontato con successo in molti paesi dell’arco alpino, ad eccezione dell’Italia. I tempi sono ormai maturi anche da noi, perché la gente che frequenta la montagna è sempre più numerosa ed è quindi importante che lo faccia tenendo sempre presente che l’ambiente dove trascorre il suo tempo libero è lo spazio vitale di molte specie animali e vegetali.

 

In questa prima fase verranno trattati soprattutto gli aspetti riguardanti l’impatto sulla fauna alpina delle attività outdoor invernali, come lo scialpinismo e l’escursionismo con racchette da neve, così come di alcune discipline praticate in estate. In futuro è mia intenzione affrontare anche l’impatto delle stazioni sciistiche.

 

Il menù è composto da cinque sezioni principali che riguardano: l’iniziativa, gli aspetti faunistici, gli aspetti forestali, le attività turistiche e le misure da adottare. All’interno di ciascuna sezione vengono trattati diversi argomenti, che permetteranno di comprendere meglio la tematica nel suo insieme. Per quanto riguarda gli aspetti faunistici, in Come vive la fauna d’inverno, sono puntualizzati gli aspetti più importanti della biologia ed ecologia di tetraonidi e ungulati nel periodo invernale; quindi in Che cos’è un disturbo sono illustrate le situazioni critiche a cui la fauna, che vive in montagna, deve far fronte a causa della presenza sempre più massiccia dell’uomo nei suoi ambienti, e le conseguenze per la sua sopravvivenza. Sempre inerente a questo argomento è la parte denominata Camosci e scialpinisti, progetto che ho condotto in Austria dove, nel corso di un inverno, ho osservato le interazioni tra un branco di camosci e gli scialpinisti presenti, mentre in Biologia fauna”, di ciascuna specie, tra quelle maggiormente coinvolte, vengono fornite informazioni sulla biologia ed ecologia. Da ultimo, in Cedroni dal comportamento anomalo” è stato trattato il tema di come comportarsi nel caso in cui, durante le nostre escursioni, dovessimo imbatterci in un soggetto con questo singolare modo di fare. Per quanto concerne gli aspetti forestali, in Danni al bosco sono riportate le conseguenze dello scialpinismo e del freeride sulla rinnovazione forestale. Nella voce attività turistiche, in Attività outdoor è stata fatta una descrizione delle discipline maggiormente praticate, divise per tipologia e per stagione dell’anno. In Esempi virtuosi viene invece riportato lo stato dell’arte nei vari paesi dell’arco alpino, che ormai da quasi trent’anni hanno lanciato campagne di informazione e sensibilizzazione riguardo alla frequentazione turistica della montagna; quindi in Regole di comportamento sono fornite alcune raccomandazioni per rendere più responsabile e meno impattante lo svolgimento di tali attività, in modo che ognuno si senta coinvolto in prima persona nella protezione e nella conservazione dei sensibili ecosistemi di montagna. Infine, nella sezione Misure di tutela vengono date alcune indicazioni su come gestire le diverse attività del tempo libero, al fine di ridurre i loro impatto sulla fauna e sui suoi ambienti.

 

L’iniziativa “Conoscere per rispettare” si appella alla buona volontà e alla comprensione di chi frequenta la montagna. Vuole risvegliare l’attenzione per un rapporto rispettoso nei confronti della natura da parte dell’uomo. I boschi, i prati, i pascoli, le vallette nivali, così come i corsi d’acqua e i laghi costituiscono l’habitat di molte specie animali e vegetali, che in questi ultimi decenni, sono spesso diventate molto rare.

 

Il trend esponenziale dei praticanti di molte attività outdoor necessita di un nuovo approccio, più rispettoso, consapevole e responsabile che in passato, in quanto una presenza così massiccia e persistente negli ambienti naturali da parte dell’uomo, può costituire un disturbo difficilmente tollerabile per la fauna. In considerazione appunto dell’aumentata frequentazione della montagna da parte di un numero sempre maggiore di appassionati, non è più possibile procrastinare oltre la loro informazione e sensibilizzazione.

© Albert Mächler