© Albert Mächler

lagomorfi

Lepre bianca (Lepus timidus)

Descrizione
La lepre bianca è caratterizzata da lunghe orecchie, grossi occhi, da lunghe e robuste zampe posteriori e da una breve coda (Fig. 1). Le dita delle zampe posteriori sono lunghe e ricoperte di peli: in questo modo funzionano come racchette da neve, riducendo lo sprofondamento. Il mantello offre un perfetto mimetismo in tutte le stagioni, oltre a costituire un eccezionale isolante dall’ambiente esterno in inverno. La sua colorazione cambia vistosamente nel corso dell’anno: a partire dal mese di marzo inizia il passaggio dal candido mantello invernale a quello grigio-rossiccio estivo, che sarà presente fino a settembre (Fig. 2). Durante l’autunno esso cambia nuovamente colore, ad eccezione della punta delle orecchie che rimangono invece sempre nere, per sviluppare un fitto manto di colore bianco candido in inverno (Fig. 3). Il mantello della lepre bianca è caratterizzato da due tipi di peli: la borra, presente tutto l’anno, costituita da un denso, fitto e particolarmente isolante strato di peli corti e la giarra, formata da peli più lunghi. La colorazione bianca di questi peli non è prodotta dalla presenza di pigmenti, quanto piuttosto dalla diffusione incoerente della luce ad opera dei vacuoli d’aria che si trovano al loro interno (esattamente come nel caso delle barbule delle piume della pernice bianca): questo accorgimento oltre a determinare la colorazione bianco candida del mantello, garantisce un migliore isolamento dall’ambiente esterno, in quanto l’aria è un ottimo isolante (Fig. 4). Ciò permette all’animale di perdere circa il 25% di energia in meno, rispetto a quanto succede con il mantello estivo.

Fig. 1 – La lepre bianca è caratterizzata da lunghe orecchie, grossi occhi, da lunghe e robuste zampe posteriori e da una breve coda: in confronto alla lepre comune ha dimensioni inferiori, forme più arrotondate e le orecchie più corte. Il significato adattativo delle estremità (orecchie, coda e arti) più corte è la riduzione della superficie corporea all’ambiente esterno e conseguentemente la minor perdita di calore durante il periodo invernale (foto Giovanni Pelucchi).

Fig. 2 – Il mantello della lepre bianca in estate ha una colorazione prevalente grigio-rossiccio, con le zampe ed il ventre di colore biancastro. La punta delle orecchie è nera, così come in inverno (foto Giovanni Pelucchi).

Fig. 3 – Ad eccezione della punta delle orecchie che rimane sempre nera, in inverno il mantello della lepre bianca è di un colore bianco candido. Questa colorazione non è determinata dalla presenza di pigmenti nei peli, quanto piuttosto dalla diffusione incoerente della luce ad opera dei vacuoli d’aria che si trovano al loro interno (esattamente come nel caso delle barbule delle piume della pernice bianca) (foto Albert Mächler).

Fig. 4 – Immagine all’infrarosso di una lepre bianca. Le zone chiare sono quelle da cui si verificano perdite di calore. Si tratta delle zampe e delle zone intorno al naso e agli occhi, mentre il resto del corpo è perfettamente isolato dall’ambiente esterno. Il mantello della lepre bianca è caratterizzato da due tipi di peli: la borra, presente tutto l’anno, costituita da un denso, fitto e particolarmente isolante strato di peli corti e la giarra, formata da peli più lunghi, presente solo in inverno. La struttura dei peli, oltre a determinare la colorazione del mantello garantisce anche un isolamento particolarmente efficace dall’ambiente esterno, in quanto l’aria in essi contenuta è un ottimo isolante. Ciò permette all’animale di perdere circa il 25% di energia in meno, rispetto a quanto succede con il mantello estivo
(foto Natur- und Tierpark Goldau).

La lepre bianca ha una lunghezza testa-coda di 46-64 cm, una lunghezza della coda di 3-6,5 cm e un peso compreso tra gli 1,6 e i 3,5 kg: non esiste un’apprezzabile differenza tra i sessi. La lepre bianca in confronto alla lepre comune ha dimensioni più piccole, forme più arrotondate e le orecchie più corte. Il significato adattativo delle estremità (orecchie, coda e arti) più corte è la riduzione della superficie corporea esposta all’ambiente e conseguentemente la minor perdita di calore durante il periodo invernale. In questo modo, nei periodi estremamente rigidi, disperde meno calore dalle sue estremità rispetto alla lepre comune. Lepre bianca e lepre comune si possono distinguere facilmente osservando la coda: mentre nella prima questa rimane bianca durante tutto il corso dell’anno, nella lepre comune la parte superiore della coda è sempre nera.


La lepre bianca ha occhi particolarmente grandi, che le consentono un’ottima visione notturna. Dal momento che si trovano ai due lati della testa, assicurano un ampio campo visivo, pari quasi a 360 gradi, senza doverla ruotare. Al margine del campo visivo, anteriormente e posteriormente, la lepre bianca non vede in modo particolarmente nitido, ma è in grado di percepire molto bene i movimenti.

Ambiente

La lepre bianca predilige ambienti in cui può trovare nutrimento e copertura in stretta alternanza tra loro. Per questo motivo frequenta soprattutto le foreste rade, i cespuglieti e le praterie di altitudine al di sopra del limite superiore del bosco, con presenza di sassaie e affioramenti rocciosi: ha un’ampia distribuzione altitudinale, compresa tra i 1300 e i 3700 metri di quota, anche se la maggior parte delle osservazioni si colloca tra i 1600-1700 ed i 2700-2800 m. In estate frequenta soprattutto i pascoli e gli arbusteti al di sopra del limite superiore del bosco, arrivando fino alla zona delle vallette nivali (Fig. 5 e 6). In inverno scende a quote più basse, all’interno dei boschi radi di conifere, anche se non è raro trovarla in aree aperte e semi aperte, caratterizzate da pino mugo, ontano verde, ginepro e da ericacee, come il rododendro e il mirtillo nero.

Fig. 5 – La lepre bianca, dalla primavera all’autunno, frequenta soprattutto i pascoli e gli arbusteti al di sopra del limite superiore del bosco, arrivando fino alla zona delle vallette nivali. In inverno scende generalmente a quote più basse, all’interno dei boschi radi di conifere, anche se una parte della popolazione continua a rimanere in quota (foto Luca Rotelli).

Fig. 6 – Tracce di lepre bianca ad oltre 2000 metri di quota in pieno inverno. Anche durante la stagione invernale alcune lepri bianche riescono a sopravvivere a queste quote, nonostante la neve ricopra interamente il terreno (foto Luca Rotelli).

Alimentazione

Dal momento che la lepre bianca non è in grado di accumulare grosse riserve di grasso, essa dipende totalmente dal nutrimento disponibile nel suo ambiente. Le conifere rappresentano in tutte le stagioni una parte importante della sua dieta, mentre tra gli arbusti sono il mirtillo nero e l’erica ad avere la rilevanza maggiore. In estate la sua alimentazione è costituita prevalentemente da una moltitudine di specie erbacee e poi, in misura inferiore, da arbusti, da rametti di salice, ontano verde, pino mugo e abete rosso; in inverno invece il nutrimento è costituito in massima parte da specie legnose e semi legnose, come i rametti di conifere e la corteccia di latifoglie come l’ontano verde, i salici e le specie arbustive. Tuttavia il nutrimento a disposizione non è sufficiente a coprire totalmente il suo fabbisogno energetico: per questo motivo la lepre bianca ha sviluppato una particolare strategia di digestione, la coprofagia. L’ingestione dei propri escrementi avviene generalmente di giorno, dopo che durante la notte ha assunto vegetali freschi. Grazie a questo accorgimento, la digeribilità del nutrimento ingerito aumenta fino al 25%, ciò che le permette di utilizzare anche degli alimenti di bassa qualità.

 

Comportamento e riproduzione

E’ attiva soprattutto di notte, con punte di attività nelle ore crepuscolari del mattino e della sera: durante il giorno evita le aree aperte, trascorrendo il suo tempo in un luogo riparato. L’attività prevalentemente notturna consente alla lepre bianca di ridurre la possibilità che venga predata dall’aquila reale. Nel bosco, i suoi nascondigli possono trovarsi alla base di grosse piante con i rami fino a terra, sotto alberi caduti, tra i cespugli, tra i pini mughi: quando invece si trova sulle praterie alpine, si ripara tra i massi o in zone rocciose. I maschi di lepre bianca non difendono un territorio e non danno nemmeno vita ad un rapporto stabile con una femmina: in questo modo gli spazi vitali dei singoli individui si sovrappongono in modo importante. Maschi e femmine si incontrano solamente per accoppiarsi, dopodiché continuano a vivere in modo solitario.

 

Il periodo riproduttivo della lepre bianca comincia in primavera, tra marzo e aprile e si protrae fino all’inizio dell’estate: il suo inizio dipende dal fotoperiodo e dalla temperatura. La gestazione dura 44-55 giorni, ovvero 6-8 settimane e il periodo delle nascite si colloca tra aprile e luglio-agosto. Il numero dei parti viene determinato dalla temperatura: più è caldo, più questi aumentano, ma al contempo si riduce il numero dei piccoli per parto. Alle quote più elevate le femmine di lepre bianca partoriscono due volte all’anno, mettendo al mondo in media 3 piccoli: a quelle più basse invece, le femmine partoriscono tre volte l’anno, ma ogni volta vengono prodotti solamente due piccoli. La lepre bianca è una specie nidifuga, questo significa che i piccoli nascono ricoperti di peli e con gli occhi aperti. I piccoli di una nidiata vengono lasciati in luoghi diversi dalla femmina, dove rimangono per lunghi periodi da soli. La femmina ritorna da loro solamente una volta al giorno, tipicamente di notte, per allattarli: questo espediente viene messo in atto per ridurre il rischio della perdita dell’intera nidiata in seguito a predazione. I piccoli di lepre bianca vengono allattati per circa nove settimane, ma assumono nutrimento vegetale già a partire dal decimo giorno.

 

Oltre all’ottima vista, la lepre bianca, grazie alle relativamente grosse orecchie, è in grado di sentire molto bene, potendo localizzare con grande precisione i rumori intorno a lei. Un buon olfatto e un buon udito sono estremamente importanti per un animale attivo prevalentemente di notte, perché gli permettono di localizzare per tempo le situazioni di pericolo che dovessero manifestarsi. La comunicazione intraspecifica avviene invece prevalentemente attraverso l’olfatto. La durata massima della vita di una lepre bianca si colloca intorno agli 8-9 anni d’età.

 

Conseguenze della presenza umana

Considerando le difficili condizioni ambientali in cui si trova a vivere la lepre bianca, la sua strategia è quella di minimizzare la perdita di calore, assumendo una postura favorevole durante il riposo, che consente di ridurre il più possibile la superficie del corpo esposta all’ambiente esterno: ciò si verifica, ad esempio, quando essa è accovacciata. Nel caso in cui sia costretta a lasciare il suo luogo di soggiorno, abbandonando questa postura di riposo particolarmente favorevole, come ad esempio in seguito al passaggio di uno sciatore fuori pista o di un freerider (vedi video qui sotto), ha bisogno di un apporto supplementare di energia, il cui reintegro può rivelarsi particolarmente difficile.

 

Il contenuto di questa sezione è tratto in parte dall’articolo di Leopold Slotta-Bachmayr “Der Alpenschneehase” (1999) della serie Wildbiologie.

© Luca Rotelli

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