© Luca Rotelli

tetraonidi

Gallo cedrone (Tetrao urogallus)

Descrizione

 Il gallo cedrone è la specie più grossa, tra le 18 specie di tetraonidi distribuite a livello mondiale: è caratterizzato da un elevato dimorfismo sessuale, con il maschio che pesa circa il doppio della femmina. Il maschio ha un’apertura alare di circa 1 metro ed un peso di 3,5-5 kg, la femmina ha un’apertura alare di circa 80 cm ed un peso di 1,5-2,2 kg. Solo l’aquila reale ed il gipeto, tra le altre specie d’uccelli che vivono regolarmente sulle Alpi, raggiungono un peso maggiore. Il maschio ha una colorazione generale grigio scuro, con ali marroni superiormente e bianche inferiormente, provviste di una macchia bianca all’altezza della spalla, la testa ed il collo sono grigie, mentre il petto è attraversato da una fascia verde-bottiglia. L’addome e i fianchi sono invece caratterizzati da macchie a goccia di colore bianco su sfondo scuro. La coda, quando tenuta aperta, è grossa e arrotondata (quindi molto evidente durante il periodo riproduttivo), di colore nero, a volte grossolanamente macchiettata di bianco e costituita da 18 timoniere (Fig. 1). 

 

La testa è caratterizzata da un becco di colore bianco avorio molto robusto, da due escrescenze carnose di colore rosso vivo, chiamate caruncole, poste appena al di sopra degli occhi e molto evidenti durante il periodo riproduttivo e da un’ispida barba fatta di piccole piume nere, posta sotto il becco, anch’essa evidente soltanto in primavera. La femmina invece ha una colorazione molto meno appariscente, che va dal bruno-rossiccio al grigio-brunastro, con un’evidente macchia golare color ruggine. Le singole piume sono caratterizzate da una barratura con strisce di colore diverso: marrone scuro, rossiccio ed anche un po’ di bianco nella parte apicale, con diversa importanza dei singoli colori a seconda delle diverse parti del corpo (Fig. 2). Il becco è invece di colore grigio scuro. La muta avviene in modo graduale e progressivo durante l’estate, tra l’inizio di giugno e la fine di agosto. Ogni anno tutte le piume e le penne vengono cambiate da ciascun individuo: ciò si rende necessario in quanto usurandosi, perdono la loro funzionalità. Il piumaggio deve essere sempre in perfette condizioni per garantire un assoluto isolamento nei confronti dell’ambiente esterno e per mantenere efficiente la manovrabilità durante il volo. 

Fig. 1 – La colorazione del piumaggio del maschio di gallo cedrone è caratterizzata da un contrasto di colori assai diversi tra loro, che contribuiscono a rendere questi animali particolarmente vistosi, grazie anche alla coda tenuta aperta, nel periodo degli accoppiamenti. Il suo peso oscilla tra i 3,5 e i 5 kg (foto Luca Rotelli).

Fig. 2 – Anche se la femmina di gallo cedrone ha un piumaggio meno appariscente di quello del maschio, il contrasto delle diverse tonalità di marrone, arancio e di nero è ugualmente spettacolare. Il suo peso oscilla tra gli 1,5 e i 2,2 kg (foto Albert Mächler).

Ambiente

Sulle Alpi italiane il gallo cedrone frequenta soprattutto i boschi di media montagna (piano montano), spingendosi in alcune stagioni ed in alcune aree, fino al limite superiore del bosco (piano subalpino inferiore). La maggior parte delle osservazioni ricade nella fascia compresa tra i 1300 ed i 1900 metri, mentre al di sotto ed al di sopra di queste quote esse diventano più rare. Tipicamente silvicolo, frequenta soprattutto i boschi radi e maturi di conifere, puri o misti con presenza di latifoglie. Le foreste in cui il gallo cedrone è presente devono essere poco frammentate ed estendersi almeno su alcune migliaia di ettari. La copertura dello strato dominante, in media, non deve essere superiore al 60-70%. La struttura verticale e orizzontale è importante sia molto diversificata, con la presenza di numerose chiarie o radure, in cui la vegetazione erbacea ed arbustiva e la rinnovazione forestale hanno la possibilità di svilupparsi in modo rigoglioso (Fig. 3). Lo strato arbustivo generalmente è costituito dal mirtillo nero, la cui altezza deve raggiungere almeno i 30 cm, per poter offrire un’adeguata copertura.

Fig. 3 – Habitat frequentato dal gallo cedrone in estate: boschi radi di abete rosso, con un rigoglioso sottobosco a mirtillo nero e qualche esemplare di rinnovazione, che permettono di avere offerta alimentare e riparo in poco spazio (foto Luca Rotelli).

 

Il gallo cedrone frequenta soprattutto i boschi di abete rosso, puri o misti, con presenza di abete bianco alle quote inferiori, mentre a quelle superiori il larice aumenta progressivamente ed il bosco diventa più aperto. Tra le latifoglie presenti di solito in questi soprassuoli e importanti per l’alimentazione, ricordiamo il faggio, il sorbo degli uccellatori, i salici e l’acero. Poiché il gallo cedrone vive per la maggior parte dell’anno sul terreno, è fondamentale che la vegetazione arbustiva ed erbacea sia ben sviluppata, in modo da offrire un’adeguata copertura e la necessaria offerta alimentare. Le specie arbustive maggiormente diffuse nel suo ambiente sono le ericacee come il mirtillo nero, il rododendro, il ginepro nano, l’erica, oltre al lampone e alla lonicera: in loro assenza, il terreno deve essere ricoperto da uno strato erbaceo di almeno 30 cm di altezza. Durante l’inverno il gallo cedrone trascorre le sue giornate prevalentemente in pianta, abbassandosi a volte di quota rispetto alla stagione estiva, per frequentare soprassuoli più chiusi (Fig. 4).

 

Sulle Alpi italiane il gallo cedrone è presente esclusivamente nel settore centro-orientale: lo si trova a partire dalla Lombardia, dove la specie è ormai ridotta a pochissimi esemplari, verso est fino al Friuli-Venezia-Giulia, con popolazioni ancora vitali, ma in diminuzione, in Trentino e Alto Adige.

Fig. 4 – Habitat frequentato dal gallo cedrone in inverno. Durante il periodo invernale il gallo cedrone trascorre le sue giornate prevalentemente in pianta e a volte si abbassa di quota rispetto alla stagione estiva, per frequentare soprassuoli più chiusi (foto Luca Rotelli).

Alimentazione

Gli adulti si nutrono essenzialmente di vegetali. Il regime alimentare varia in modo considerevole nel corso delle stagioni. In inverno, da novembre ad marzo, con il terreno completamente coperto di neve, è costituito quasi esclusivamente da aghi di conifere, come l’abete rosso, l’abete bianco, il pino silvestre, il pino cembro ed il pino mugo, che questi uccelli sono in grado di utilizzare grazie alla particolare struttura del loro apparato digerente (Come vive la fauna d’inverno-tetraonidi“). In primavera, da aprile a maggio, con l’aumentare del fabbisogno energetico dovuto alle attività riproduttive, il gallo cedrone ricerca alimenti più ricchi di proteine, come per esempio i germogli di larice, le gemme del sorbo degli uccellatori, del faggio, quelle del mirtillo, i gattini del salice e della betulla, nonché le infiorescenze e i germogli di molte piante erbacee. Un nutrimento più ricco dal punto di vista qualitativo è particolarmente importante per le femmine, che già durante il mese di maggio devono deporre le uova: questo permette loro di arrivare a questa fase nella miglior condizione fisica possibile, in modo da consentire loro di deporre uova di buona qualità. Durante l’estate, l’offerta alimentare è al suo massimo: in questa stagione vengono utilizzate moltissime piante erbacee, ma anche le bacche del mirtillo nero, del lampone e del sorbo degli uccellatori. L’alimentazione dei mesi autunnali è costituita da specie vegetali che rappresentano una transizione verso il regime alimentare invernale.

I pulcini, fino all’età di circa 4 settimane, si cibano prevalentemente di invertebrati (cavallette, formiche, bruchi) ed in misura minore di vegetali. Questi ultimi sono soprattutto rappresentati dai lamponi, dai mirtilli, dai semi delle poligonacee e dalle foglie delle felci. La forte proporzione di nutrimento di origine animale fornisce ai pulcini l’adeguato apporto in proteine altamente digeribili, necessarie alla loro crescita. Nel giro di appena tre mesi un giovane maschio deve aumentare il suo peso iniziale di circa 100 volte ed una giovane femmina di 50-60 volte (il peso di un pulcino alla nascita è di circa 35-40 grammi).

Comportamento e riproduzione

Il gallo cedrone, così come il fagiano di monte, anziché formare delle coppie, ha un sistema di accoppiamento così detto promiscuo, in cui pochi maschi sono responsabili della maggior parte degli accoppiamenti (Fig. 5). Durante il mese di marzo i maschi abbandonano le aree in cui hanno trascorso l’inverno per avvicinarsi alle arene di canto, dove avranno luogo gli accoppiamenti. Le parate nuziali possono protrarsi dall’inizio di aprile all’inizio di giugno, a seconda dell’andamento meteorologico, anche se il culmine degli amori cade di solito tra la fine di aprile e l’inizio di maggio. Mentre i maschi dominanti occupano la parte centrale dell’arena, quelli subordinati si distribuiscono alla sua periferia: i maschi rimangono fedeli alla stessa arena per tutta la vita. Sulle Alpi, a causa della riduzione delle sue popolazioni, la maggior parte delle arene attualmente è visitata da un solo maschio, oppure da pochi individui (2-3), mentre arene più numerose, fino ad un massimo di 12-15 maschi rappresentano attualmente una assoluta rarità (Fig. 6). Queste arene sono di solito ubicate all’interno di boschi piuttosto luminosi, in luoghi dominanti come rilievi, dossi e pianori.

Fig. 5 – Le parate dei maschi di gallo cedrone sono spesso caratterizzate da scontri che hanno lo scopo di stabilire la gerarchia tra i vari esemplari presenti sulla stessa arena. Qualche volta arrivano a spettacolari combattimenti, condotti a colpi di becco e con energici battiti d’ali, udibili anche ad alcune decine di metri di distanza (foto Luca Rotelli).

Fig. 6 – Le femmine di gallo cedrone arrivano sulle arene di canto dove si trovano i maschi, solamente nel breve periodo in cui sono in estro e quindi pronte per l’accoppiamento. Tale periodo dura non più di 3-4 giorni, per cui è fondamentale evitare qualsiasi forma di disturbo: provocarne la fuga può significare la mancata riproduzione in quell’anno (foto Giovanni Pelucchi).

Durante il periodo riproduttivo l’attività dei maschi comincia molto prima dell’alba, intorno alle 3.30-4.00, durante la fase di massima attività, per protrarsi fino alle ore centrali della mattina. Durante il canto (per ascoltarlo clicca qui sotto) le penne nere della coda, in alcuni casi variamente macchiettate di bianco, vengono alzate e allargate a ventaglio, mentre le ali vengono abbassate fino ad essere letteralmente trascinate sul terreno, mettendo in mostra le macchie bianche della spalla.

In questa fase del corteggiamento, il collo viene teso verso l’alto, mentre le piume ispide della barba vengono rizzate. Quando la femmina è pronta per l’accoppiamento (la durata dell’estro dura in questi uccelli per non più di 3-4 giorni), essa si acquatta per terra, tenendo le ali leggermente aperte. Il maschio le si avvicina da dietro, prendendole con il becco le piume della nuca e saltandole sulla schiena: a questo punto avviene l’accoppiamento che di solito non dura più di 5 secondi. Durante questa fase il maschio piega la coda verso il terreno e tiene le ali aperte per mantenersi in equilibrio sulla schiena della femmina.

 

Anche la maggior parte delle femmine è fedele ad un’arena di canto e ad un’area di nidificazione, che normalmente si trova abbastanza vicino all’arena: esse prendono possesso delle loro aree di nidificazione, poco prima dell’inizio degli accoppiamenti, intorno alla metà di aprile. Le femmine accompagnate dai pulcini trascorrono tutta l’estate intorno al sito di nidificazione, su superfici che possono arrivare a 70-80 ha

 

L’inizio della deposizione delle uova inizia qualche giorno dopo l’accoppiamento. Il nido, costruito al suolo, è costituito da una semplice conca tappezzata con aghi di conifere, foglie e qualche piuma. Solitamente esso viene posto alla base di un grosso albero o di un esemplare di rinnovazione di abete rosso, i cui rami arrivando fino a terra offrono una buona protezione alla femmina in cova. In altri casi esso viene costruito tra gli arbusti (mirtillo nero e rododendro) o tra la ramaglia secca. La femmina depone tra 5 e 9 uova, in media 7, di color giallo crema con alcune macchie marroni, al ritmo di un uovo ogni 36 ore. Le schiuse si verificano tra la fine di maggio e l’inizio di luglio, a seconda dell’andamento meteorologico stagionale, con un picco intorno alla metà di giugno. I piccoli sono nidifughi, ovvero abbandonano immediatamente il nido subito dopo la nascita, per seguire la femmina alla ricerca del nutrimento. Fin dall’inizio i pulcini sono totalmente indipendenti nel procurarsi il cibo che, nelle prime settimane di vita è costituito esclusivamente da insetti. La femmina ha il compito di mostrare loro le aree più favorevoli al ritrovamento di questa risorsa alimentare e di riscaldare i pulcini nelle giornate fredde e piovose. I piccoli rimangono in compagnia della femmina fino a settembre-ottobre, quando inizia la fase di dispersione. A questo punto i giovani, ormai totalmente indipendenti, vanno alla ricerca di nuovi territori.

 

Il gallo cedrone è attivo soprattutto nelle ore crepuscolari, all’alba e al tramonto. In estate, abbandona alle prime luci del mattino il posatoio dove ha trascorso la notte e scende sul terreno in cerca di nutrimento. Una volta sazio, trascorre il resto della giornata tra la vegetazione erbacea o arbustiva o sotto i rami bassi di un albero.

 

Verso la fine di ottobre maschi e femmine si spostano nelle aree di svernamento: i primi vivono generalmente da soli, mentre le seconde possono dar vita a piccoli gruppi. Durante la stagione invernale gli uccelli passano circa l’80% del tempo appollaiati sugli alberi, dove avviene anche la ricerca di nutrimento.

 

In natura il gallo cedrone può vivere fino a circa 10 anni (l’età massima conosciuta sulle Alpi per un maschio è di 10, mentre in Trentino un maschio munito di radiocollare e seguito per mezzo della telemetria, ha raggiunto i 7 anni di vita). La principale causa di mortalità naturale è la predazione, dovuta sia a rapaci (aquila reale e astore), sia a carnivori, soprattutto la volpe. A questa dobbiamo aggiungere quella antropica, dovuta all’impatto contro i cavi degli impianti di risalita e delle linee elettriche.

 

Conseguenze della presenza umana

Il gallo cedrone è una specie particolarmente minacciata. E’ molto sensibile ai disturbi, soprattutto in inverno, durante il periodo riproduttivo e in quello dell’allevamento dei giovani. Tra l’altro, quando sono costretti ad allontanarsi in volo, le notevoli dimensioni del corpo richiedono un elevato dispendio di energie. A seguito di questi involi forzati, essendo uccelli non dotati di una grande manovrabilità durante il volo, è facile che vadano ad impattare contro i cavi degli impianti di salita e delle linee elettriche, mentre disturbi durante la cova, possono facilmente causare l’abbandono e la conseguente perdita del nido.

 

Stato di conservazione

Secondo la Lista Rossa IUCN degli uccelli nidificanti in Italia (Gustin et al., 2019), il gallo cedrone è considerato vulnerabile (VU). In Italia la specie non è più cacciabile dalla fine dagli anni 80. Le cause di regressione delle sue popolazioni e della contrazione dell’areale possono essere così riassunte:

  • perdita, deterioramento e frammentazione dell’habitat, a causa sia di processi naturali, come risultato del cambiamento nell’uso del territorio, sia delle numerose attività antropiche ormai svolte nei suoi habitat;
  • disturbo antropico dovuto ad attività turistiche diverse (comprensori sciistici e attività outdoor);
  • aumento delle popolazioni di ungulati;
  • cambiamenti climatici;
  • pascolamento intensivo;
  • aumento della predazione.

© Luca Rotelli

footer-gallocedrone