© Giovanni Pelucchi

UNGULATI

Capriolo (Capreolus capreolus)

Descrizione
Il capriolo è il più piccolo cervide europeo. La sua corporatura è quella tipica di un saltatore, caratterizzata da zampe lunghe e sottili, il treno posteriore più alto e robusto di quello anteriore e il dorso leggermente ricurvo. I maschi di capriolo sono provvisti di un trofeo di piccole dimensioni, rivolto all’indietro, portato solo dai maschi. Questo lo rende particolarmente adatto a muoversi in ambienti caratterizzati da fitte boscaglie e ricco sottobosco. I palchi vengono persi tra ottobre e novembre e riformati entro la primavera successiva: durante la crescita sono ricoperti da un tessuto riccamente vascolarizzato, chiamato velluto, che ha lo scopo di trasportare le sostanze nutritive necessarie alla loro costruzione e di proteggerli durante lo sviluppo (come avviene anche nel cervo) (Fig. 1). Alla fine del processo di formazione il velluto si secca, venendo rimosso grazie allo sfregamento delle stanghe contro piccole piante e rami.

Fig. 1 – A sinistra maschio di capriolo con il trofeo in velluto, in compagnia di due femmine. Il mantello è ancora quello tipico della stagione invernale, di colore bruno-grigiastro (foto Albert Mächler).

Il mantello viene cambiato due volte all’anno: tra aprile e giugno viene assunto il manto rossastro estivo (Fig. 2), mentre tra settembre e ottobre si passa alla colorazione bruno-grigiastra, tipica del periodo invernale. Durante il periodo invernale è possibile distinguere i sessi grazie alla forma dello specchio anale bianco, che è a forma di rene nei maschi e a forma di cuore invece nelle femmine, grazie alla presenza della falsa coda.

 

I due sessi sono molto simili in quanto a dimensioni e peso. L’altezza al garrese è di 60-70 cm nelle femmine e di 70-77 cm nei maschi, mentre la lunghezza totale del corpo, misurata dal naso alla coda è di 90-125 cm nelle femmine e di 95-130 cm nei maschi. Il peso è compreso tra i 15 e i 22 kg nelle femmine e tra i 17 e i 25 kg nei maschi, con variazioni legate al tipo di habitat frequentato, al periodo dell’anno, all’età dell’individuo e alla densità di popolazione.

 

Tra i sensi, l’odorato è quello maggiormente sviluppato, seguito dall’udito e dalla vista. Oltre ad avere un olfatto eccezionale, i caprioli hanno anche un ottimo senso del gusto. Sono in grado di differenziare le diverse specie vegetali a seconda della loro digeribilità e del contenuto di sostanze nutritive, potendosi così alimentare in modo ottimale a seconda dell’offerta. Anche l’udito è particolarmente sviluppato e serve sia per relazionarsi con i conspecifici sia per riconoscere situazioni di pericolo.

Fig. 2 – Femmina di capriolo con il suo piccolo alla fine dell’estate. Il piccolo ha infatti perso la tipica macchiettatura biancastra e ormai il suo mantello è simile a quello della femmina: di un bel colore rossastro (foto Albert Mächler).

Fig. 3 – Il capriolo frequenta una varietà di ambienti molto diversi tra loro, dai fondivalle fino ad oltre il limite del bosco. La caratteristica comune di questi habitat è l’elevato effetto margine. Il capriolo ama particolarmente gli ecotoni, ovvero le zone di transizione tra bosco e prato (foto Luca Rotelli).

 

Ambiente

Il capriolo è una specie alquanto adattabile, che predilige le zone ecotonali, ovvero quelle caratterizzate da un elevato effetto margine (Fig. 3). Frequenta soprattutto zone boschive ricche di sottobosco, intervallate da superfici prative e pascolive. Durante l’estate lo si può trovare anche al di sopra del limite superiore del bosco, mentre in inverno frequenta tipicamente quote più basse. Tuttavia in inverni non particolarmente nevosi è in grado di fermarsi a quote relativamente elevate, frequentando i soprassuoli che si trovano sui versanti esposti nei quadranti meridionali.

 

Alimentazione

Il capriolo è dotato di un apparato digerente più piccolo rispetto a quello delle altre specie di ungulati. Questo fa sì che abbia la necessità di effettuare numerose fasi di alimentazione al giorno (8-12), intervallate da momenti dedicati alla ruminazione e alla digestione, non essendo in grado di ingerire grandi quantità di cibo in una sola volta. Inoltre dovendo ottimizzare il rapporto tra massa ingerita ed apporto calorico, il capriolo ricerca selettivamente specie vegetali contraddistinte da un elevato contenuto di nutrienti e al contempo da una elevata digeribilità. In estate, durante il periodo vegetativo, vengono preferite le specie erbacee, mentre in inverno la dieta è costituita di gemme e rametti di arbusti e di giovani alberi. La richiesta alimentare varia notevolmente nel corso dell’anno: è particolarmente elevata per le femmine in allattamento e durante il periodo autunnale, quando gli animali devono deporre le riserve di grasso che serviranno durante l’inverno. Nel periodo invernale un capriolo ha bisogno di circa un terzo del nutrimento, rispetto a quello di cui necessita una femmina durante il periodo della lattazione: ciò è reso possibile dagli adattamenti dell’apparato digerente, che prevedono la riduzione del rumine in questo periodo dell’anno.

Comportamento e riproduzione

Il capriolo, a differenza del cervo, suo parente stretto, è una specie individualista per la maggior parte dell’anno, mentre dà vita a piccoli gruppi in inverno. Questi ultimi sono di solito costituiti da una femmina adulta, dai piccoli dell’anno (uno o due), dalla femmina dell’anno precedente, quest’ultima spesso accompagnata da un maschio adulto. I maschi difendono territori di 10-30 ha di grandezza a partire da marzo-aprile, marcando i loro confini con segnali visivi e olfattivi, come i fregoni (ovvero lo sfregamento del trofeo e delle ghiandole odorifere facciali su rami e arbusti) e le raspate (ovvero la raspatura del suolo con asportazione di piccole superfici di terreno), mentre il periodo degli accoppiamenti si colloca tra la metà di luglio e la metà di agosto. I piccoli nascono tra maggio e giugno: il periodo di gestazione è quindi apparentemente molto lungo. Ciò è dovuto al fatto che negli ovuli fecondati, lo sviluppo dell’embrione si arresta quasi subito, per iniziare un periodo di quiescenza della durata di circa 4 mesi: soltanto a partire dalla metà di dicembre la crescita riprenderà, per protrarsi fino alla nascita (circa 5 mesi). Il maschio è poligamo e nel corso del periodo riproduttivo si accoppia con più femmine. Anticipando in piena estate il periodo degli amori, che è assai dispendioso dal punto di vista energetico, per il capriolo è così possibile recuperare le forze prima dell’arrivo dell’inverno.


La gestazione dura complessivamente 270-280 giorni, ovvero circa 40 settimane. La maggior parte delle nascite avviene tra la metà di maggio e la metà di giugno, e le femmine mettono generalmente al mondo due piccoli (qualche volta 1, raramente 3) che vengono allattati intensivamente per i primi 2-3 mesi, mentre cominciano ad assumere le prime specie erbacee a partire dalla terza settimana di vita. Nel corso dell’estate la componente vegetale diventa sempre più importante nella loro alimentazione: tuttavia i piccoli continuano a prendere il latte dalle loro madri, anche se saltuariamente, fino ad autunno inoltrato.


I piccoli alla nascita pesano tra 1 e 2 kg, sono già completamente sviluppati, macchiettati di bianco e completamente privi di odore, ciò che li protegge dai predatori, dai quali sono in grado di fuggire soltanto all’età di 2-4 settimane. Stanno da soli per la maggior parte del tempo, nascosti tra l’erba, mentre la femmina li visita soltanto per il tempo necessario ad allattarli. Quando madre e piccolo sono in grado di riconoscersi attraverso l’odore e le manifestazioni vocali, allora i giovani cominciano a seguire la loro madre nei suoi spostamenti.


Conseguenze della presenza umana

I caprioli sono estremamente sensibili alle azioni di disturbo, soprattutto in inverno durante la ricerca di nutrimento. Un incontro improvviso con l’uomo può provocare violenti fughe, durante le quali gli animali si possono procurare ferimenti, soprattutto alle zampe, che essendo lunghe e sottili, sono poco adatte a muoversi nella neve alta. E’ particolarmente penalizzato dalla frammentazione del suo ambiente, dovuta alla presenza di vie di comunicazione e di recinzioni, anche se in modo meno importante del cervo. 

© Luca Rotelli

footer-DSCN4486 Luca Rotelli